venerdì 5 marzo 2010

Il credo di Emmenberger

"'L'uomo, cos'è l'uomo?' rise il chirurgo. 'Non mi vergogno di avere un credo, io non lo nascondo, lei invece ha taciuto. Come i cristiani credono a tre cose in una sola, all'unità delle tre persone, io credo in due cose che tuttavia sono un'unica e medesima cosa, qualcosa che costituisce tutto, anche me stesso. Credo nella materia, che è contemporaneamente forza e massa, un tutto non rappresentabile e insieme una sfera che si può delimitare, che si può toccare come la palla con cui giuoca un bambino, la palla su cui viviamo e sulla quale corriamo attraverso il vuoto assurdo della spazio; credo in una materia (com'è meschino e vuoto dire, invece: credo in un dio!), che è tangibile sotto forma di animale, di pianta, di carbone, e inafferrabile, imprevedibile sotto forma di atomo; una materia che non ha bisogno di alcun dio, né di qualcosa del genere, e il cui unico incomprensibile mistero è l'essere. E credo di essere una parte di questa materia, atomo, forza, massa, molecola, come lei, e che la mia esistenza mi dia il diritto di fare ciò che voglio. Sono una parte, e quindi soltanto un attimo, un caso, così come la vita, in questo mondo inaudito, non è che una delle sue incommensurabili possibilità, caso come me, - basterebbe che la terra si avvicinasse un po' di più al sole e non ci sarebbe più vita, - e il senso della mia esistenza sta proprio in questo, nell'essere soltanto istante. [...] Nulla è più sacro della materia: l'uomo, la bestia, la pianta, la luna, la via lattea, tutto ciò che vedo, sono agglomerati casuali, inessenziali, come la schiuma o l'onda sull'acqua: è indifferente che tutte queste cose esistano o non esistano, sono intercambiabili. Se non esistono, esiste qualcosa d'altro, se su questo pianeta si spegne la vita, la vita ritorna su qualche altro pianeta, in qualche punto dell'universo, così, semplicemente, come sempre succede sotto il gran destino che ci regge, per caso, in base alla legge dei grandi numeri. E' ridicolo attribuire all'uomo la durata, perché sarà sempre soltanto un'illusione di durata, tentativi di escogitare sistemi di dominio, per andare a vegetare per qualche anno alla testa di uno stato o di una chiesa. E' insensato, in un mondo che, per la sua stessa struttura, è una lotteria, cercare di produrre il benessere dell'uomo, come se avesse senso il fatto che un biglietto guadagna qualcosa e tutti gli altri niente, come se esistesse un desiderio diverso da quello di essere almeno una volta quell'unico privilegiato che possiede il biglietto vincente. E' insensato credere alla materia e contemporaneamente a un umanismo, si può credere soltanto alla materia e all'io. Non esiste una giustizia - come potrebbe essere giusta la materia? -, esiste soltanto una libertà, che nessuno si è meritata - perché allora dovrebbe esistere una giustizia, e chi dovrebbe concedere la giustizia? -, una libertà che ognuno deve prendersi. La libertà è il coraggio del delitto, perché è essa stessa un delitto.'"
Friedrich Dürrenmatt - "Il Sospetto" (1953)

valeria

Nessun commento:

Posta un commento